Come si racconta lo sport quando è praticato da persone con disabilità? Quali parole scegliere per evitare stereotipi, pietismo, eroismo? Quali narrazioni aiutano davvero a costruire un immaginario più giusto, e quali invece – anche in buona fede – finiscono per rafforzare barriere culturali?
A queste domande ha cercato di rispondere il workshop formativo “Comunicare la disabilità nello sport: oltre stereotipi e pregiudizi”, organizzato da Uisp il 26 marzo, nell’ambito del progetto SIC! Sport, Integrazione, Coesione, promosso in collaborazione con UNAR-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali e Lega Serie A.
Al centro dell’incontro, guidato due redattori del Giornale Radio Sociale, Ciro Oliviero, responsabile comunicazione della FISH-Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglie, e Giuseppe Manzo, responsabile comunicazione di Legacoopsociali e coautore del Glossario Fragile, c'è stata la consapevolezza che la comunicazione è un terreno decisivo nella lotta per i diritti delle persone con disabilità. Il modo in cui parliamo influenza la realtà. Per questo, ogni parola può essere un passo avanti o un ostacolo sulla via dell’inclusione.
Uno dei punti chiave emersi è il principio della persona prima della disabilità: dire “persona con disabilità”, è diverso da dire “disabile”. La disabilità, infatti, è una condizione, non l’essenza della persona. Allo stesso modo, è importante evitare il linguaggio pietistico o eroico, che raffigura le persone con disabilità come “poverini” o “supereroi” in lotta contro il proprio corpo. Come hanno spiegato i due giornalisti, questo tipo di narrazione – spesso amplificato dai media – può sembrare positiva, ma in realtà rafforza un’idea distorta e stigmatizzante.
Bisogna, inoltre, evitare espressioni comuni, ma erronee, come "affetto da" oppure "costretto su una sedia a rotelle". La carrozzina, infatti, non è una prigione ma un ausilio alla mobilità, e l'obiettivo non deve essere quello di comunicare un superamento della disabilità, ma di garantire piena accessibilità e partecipazione per tutte e tutti.
Per quanto concerne la rappresentazione visiva e scritta dello sport, è emersa la necessità di un cambio di paradigma. Atlete e atleti con disabilità sono atleti e atlete, punto. Non serve parlare di “campioni di vita”, né di “esempi di coraggio”. Parlare di “gara inclusiva” o semplicemente di “gara”, invece che “gara per disabili”, contribuisce inoltre a normalizzare la presenza delle persone con disabilità nello sport. E questo è un passaggio essenziale per costruire ambienti sportivi realmente accessibili.
Il workshop ha sottolineato, infatti, che l’inclusione non si esaurisce negli eventi “dedicati”: richiede una trasformazione strutturale delle pratiche sportive. Impianti accessibili, regolamenti equi, formazione specifica per istruttori e dirigenti sono elementi fondamentali per abbattere le barriere, insieme a un linguaggio rispettoso e aggiornato. La partecipazione delle persone con disabilità deve essere garantita in modo pieno e continuativo, non occasionale o simbolico.
La riflessione è stata dunque un invito a chi fa comunicazione, a tutti i livelli – dai giornalisti ai social media manager, dagli speaker alle società sportive – a ripensare il proprio approccio: una narrazione più giusta nasce da parole più giuste. La guida Comunicare la disabilità, curata dal Coordinamento per le pari opportunità dell’Ordine dei giornalisti e il Glossario fragile offrono strumenti chiari e concreti per chi vuole informarsi, aggiornarsi e contribuire a una cultura sportiva più inclusiva.
Questo workshop fa seguito al primo incontro dedicato alle discriminazioni, a cura del sociologo Davide Valeri. Entrambi rientrano infatti nel ciclo formativo promosso da SIC!, che affronta anche altri temi centrali come razzismo, sessismo, abilismo e omolesbobitransfobia. Si tratta di un progetto nazionale attivo in 17 città italiane, che unisce azione sportiva e azione culturale per combattere ogni forma di discriminazione. Con attività sportive inclusive, momenti formativi e campagne di comunicazione, SIC! promuove una visione dello sport come spazio aperto, paritario e plurale, dove tutte le differenze possano convivere nel rispetto reciproco.
L’evento conclusivo del progetto si terrà in occasione delle finali nazionali del torneo “Matti per il calcio”, storica manifestazione Uisp che coinvolge le squadre formate da utenti e personale dei dipartimenti di salute mentale, a testimonianza del legame profondo tra sport, benessere, diritti e partecipazione. (Lorenzo Boffa)